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Discendente da un'antica famiglia
veneziana, compì i suoi studi a Padova. Tornato a Venezia, iniziò la sua
collaborazione con i Giolito, per conto dei quali fu, fino alla morte, curatore
di opere trecentesche (Dante, Petrarca e Boccaccio), di scrittori
contemporanei (tra cui Ariosto, Bembo e Castiglione) e traduttore di testi
greci, latini e spagnoli. Fu anche autore di opere in versi e in prosa, di trattati in forma di dialogo (famosi
quelli sulla pittura, come il Dialogo della pittura intitolato l’Aretino [Venezia
1557]) e testi teatrali. La sua intensa attività di poligrafo, l’attenzione
alle esigenze del pubblico e alle richieste del mercato librario, lo
indussero a prendere posizione nell’ambito della “questione della lingua” e a
cimentarsi in opere grammaticali e retoriche. Scrisse le Osservationi nella volgar lingua, pubblicate a Venezia nel 1550,
per le quali ebbe una polemica accesa con Girolamo Ruscelli, e Modi affigurati e voci scelte ed eleganti
della volgar lingua (Venezia 1564). A Rovigo fece parte dell’Accademia
della Fratta e a Venezia dell’Accademia dei Pellegrini. Bibliografia: Casati 1925-34: II, 281-282; Renda-Operti 1959: 401-402; LUI 1968-81: VI, 487; LIE Autori 1982-91: I, 721; Romei 1991: XL, 399-405; Petrilli 1996b: 249-50; Bonomi-Maraschio 1998: 335-38; Dolce 2001: IX-LII |